“La bellezza mi riempie fino a morirne
Bellezza abbi pietà di me
Ma se dovessi spirare oggi
Lascia che sia guardando te…”
– Emily Dickinson –

 

È diventato un mondo di sconti, ribassi ed offerte speciali.

 

Raramente il valore di qualcosa resta stabile.

 

E questo non vale solo per i beni tangibili.
Il valore dei valori fluttua a sua volta, come se esistesse un regime di libero mercato anche di questi ultimi.
Questo fatto, così diffusamente presente da essere ormai “normale”, probabilmente non è privo di conseguenze profonde per le persone.

 

In questi mesi spesso penso, e con grande difficoltà, alla bellezza. Per essere più preciso penso al senso del bello.

 

I canoni di bellezza sono strettamente legati alla cultura del tempo e quindi, come tutte le cose tempo-dipendenti, variabili e soggette a fluttuazioni. Questo è certo…
Eppure, e questo è notevole, restiamo capaci di apprezzare il bello di un altro tempo, se ne comprendiamo o ne intuiamo un po’ il linguaggio.
Come un filo rosso attraverso le epoche e le esperienze, il senso del bello è capace di superare gli anacronismi e di unire su un terreno comune le differenze.

 

Mi sono convinto nel corso di molti anni che la mancanza di educazione alla percezione del bello sia alla radice di molte sofferenze del nostro tempo, sia personali che collettive.
Uso con riluttanza la parola “educazione”.
In italiano significa molte cose diverse.
Belle maniere, disciplina, abitudine, scolarizzazione, indottrinamento: tutte si rifanno ad educazione, in un modo o nell’altro.

 

Quando parlo di educazione al senso del bello mi viene in mente più un “training” o un “laboratorio (workshop)”, cioè un processo attivo e partecipato che porta a scoprire e sviluppare qualcosa di già insito nella persona, ma in precedenza poco utilizzato.
Non immagino una lezione frontale su cosa sia bello e cosa non lo sia, ma piuttosto un percorso di progressiva apertura non tanto a un linguaggio nuovo, quanto ad un vocabolario molto vasto già vagamente noto, ma di cui normalmente utilizziamo pochissime parole, sempre le stesse.

 

E’ difficile pensare alla bellezza. Perché è difficile renderla con le parole.
Eppure ogni pacificazione è in essa e ogni dinamica.
Ho molto ancora da imparare, molto da ascoltare.
Il senso del bello, però, è un punto fermo della mia ricerca…
L’alternativa non è il brutto, ma il nulla.