Vedrò la bellezza, prima che questa luna volga a nuova. La guarderò due volte prendere forma, prima davanti a me sulla laguna e poi rosea sulla carta del pittore. Se saprò essere cauto, rispetterò il silenzio, perché troppe parole come queste sono spese. E molte, come queste, sono vane.

Eppure, lo so già, da quello scolaro caparbio e un po’ ottuso che sono non resisterò poi al racconto, con immagini sbilenche ubriaco tenterò di dire. Ma prima ci sarà il silenzio, madre e figlia di ogni stupore. Perché molte parole come queste sono spese. E troppe, come queste, sono vane.

La bellezza vive nel silenzio, splendida e altera. La parola è già indiscreto racconto, mormorare di comari, una filosofia da trivio.

Al finire di questo mese, vedrò la bellezza accadere. Si manifesterà due volte, nel fluire delle onde e nel colore sulla carta del pittore. Ci sarò, ricco solo nel desiderio di esserci, per il resto indegno testimone. E confesso che proverò a raccontare in immagini sbilenche l’ebbrezza del momento. Poi chiederò perdono. Perché molte parole come queste sono spese. E troppe, come queste, sono vane.

Ci sono parole grevi di assenza e presunzione, ci sono parole oscure in otri risonanti, ci sono parole troppo lievi che il vento se le porti, come queste vane delle mie. La bellezza invita e ci vogliono orecchie e cuore e anima silente. Non so se sono io quello che chiama, ma vado, a rischio di essere fuori luogo.

In margine al Drawing Masterclass di Keith Brockie in Toscana, 3-5 aprile 2015

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