Locandina Keith in Maremma 2015

 

“Vedrò la bellezza, prima che questa luna volga a nuova. La guarderò due volte prendere forma, prima davanti a me sulla laguna e poi rosea sulla carta del pittore. Se saprò essere cauto, rispetterò il silenzio, perché troppe parole come queste sono spese. E molte, come queste, sono vane.

Eppure, lo so già, da quello scolaro caparbio e un po’ ottuso che sono non resisterò poi al racconto, con immagini sbilenche ubriaco tenterò di dire. Ma prima ci sarà il silenzio, madre e figlia di ogni stupore. Perché molte parole come queste sono spese. E troppe, come queste, sono vane.

La bellezza vive nel silenzio, splendida e altera. La parola è già indiscreto racconto, mormorare di comari, una filosofia da trivio.

Al finire di questo mese, vedrò la bellezza accadere. Si manifesterà due volte, nel fluire delle onde e nel colore sulla carta del pittore. Ci sarò, ricco solo nel desiderio di esserci, per il resto indegno testimone. E confesso che proverò a raccontare in immagini sbilenche l’ebbrezza del momento. Poi chiederò perdono. Perché molte parole come queste sono spese. E troppe, come queste, sono vane.

Ci sono parole grevi di assenza e presunzione, ci sono parole oscure in otri risonanti, ci sono parole troppo lievi e che il vento se le porti, come queste vane delle mie. La bellezza invita e ci vogliono orecchie e cuore e anima silente. Non so se sono io quello che chiama, ma vado, a rischio di essere fuori luogo.”

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Questo scrivevo qualche giorno prima della partenza per il primo Masterclass di Disegno Naturalistico in Italia con il grande artista scozzese Keith Brockie, organizzato da Arts&Conservation, l’associazione/gruppo di lavoro/laboratorio di cui insieme a Silvana Grimaldi, Simonetta Volpe e Marco Preziosi sono fondatore.

Entro pochi giorni avremmo avuto l’onore non solo di creare immagini assieme a uno dei più grandi artisti naturalisti viventi, ma anche di condividere con lui intere giornate. Partecipando al suo primo workshop di disegno naturalistico in Italia, saremmo stati testimoni privilegiati di come nascano sul campo le opere di un grande dell’arte del nostro tempo.

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L’idea del masterclass ha origine da diversi viaggi in Scozia e tre permanenze a May, isola scozzese nel Mare del Nord e riserva naturale frequentata da decine di migliaia di uccelli marini. Su quest’isola nascono moltissimi dei capolavori di Keith Brockie, raccolti in due libri: One Man’s Island e Return to One Man’s Island. E su quest’isola, nel corso degli anni, abbiamo avuto il privilegio di incontrarlo e di cominciare la nostra amicizia.

Le atmosfere raccolte eppure vivissime di May, il sentirsi parte non estranea di una natura incontaminata e splendida hanno avuto un ruolo di primo piano nella nascita di Arts&Conservation. Ci siamo convinti, proprio sperimentandolo in prima persona, che il desiderio di preservare la natura può nascere in chiunque si immerga in essa. Stare per giorni e giorni in un ecosistema intatto provoca emozioni molto intense, indescrivibili. Nasce dal profondo il desiderio di comunicare quello che si prova e di conservare ciò che si è imparato ad amare.

Ora, ogni persona ha una propria emotività e costruisce il proprio vissuto in modi spesso singolari. Le emozioni suscitate dall’esperienza di May e dal lavoro di Keith Brockie in un fotografo di cinquant’anni (ad esempio) non è affatto detto che siano universali…

E’ per questo che pubblichiamo questa immagine (foto © Silvana Grimaldi) di Keith Brockie (seconda fila, seduto verso il centro con la camicia a quadri), scattata al termine dell’incontro con gli studenti e i docenti del Liceo Artistico di Sulmona.

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L’impatto del poter esaminare da vicino i suoi originali, del potergli chiedere della tecnica e delle sensazioni provate, del tipo di colori usati e dell’espressione di sé è stato intenso. Le domande numerose e disparate, i selfie, gli autografi, ma soprattutto l’atmosfera finale di curiosità e interesse sono stati impagabili. E ci hanno dimostrato che, se non sono proprio universali, le emozioni di cui parlavo sono certamente condivise da molti…

Come Keith ci ha più volte detto in questi giorni: si può insegnare solo un po’ e solo fino a un certo punto, poi tutto il resto è compito tuo, a cominciare dal voler imparare. Eppure un altro insegnamento si è reso evidente nel corso dei giorni, ogni ispirazione è frutto di un incontro, ogni incontro è frutto di un esserci, di un essere presenti e ricettivi. Di fronte alla natura come di fronte alle persone…

Ad una domanda sul talento, posta durante un pasto comune al corso, Keith ha risposto che “devi partire da qualcosa”, ma che non si tratta di innate doti tecniche, ma piuttosto di una disposizione a mettersi al lavoro ed esercitarsi, esercitarsi, esercitarsi. Le doti tecniche nasceranno da questo continuo fare spazio alla dedizione all’osservazione e all’esercizio. Non un talento innato quindi, ma piuttosto un’etica del lavoro. Avremmo avuto modo di essere testimoni dell’applicazione da parte sua di questo metodo durante l’intera settimana trascorsa insieme.

Quando Arts&Conservation ha cominciato a organizzare l’evento era questo che aveva in mente, creare le condizioni per un incontro, per un’esperienza “illuminante” che ispirasse le persone e lasciasse un segno profondo che ognuno avrebbe poi portato dove voleva.

La prima tappa del viaggio di Keith Brockie in Italia è stata la Riserva Naturale Regionale – Oasi WWF Gole del Sagittario che  si trova all’interno di un Sito d’Importanza Comunitario (SIC IT7110099) nel Comune di Anversa degli Abruzzi (Aq). La direttrice della riserva Filomena RicciPiercarlo Di Giambattista (nella foto sopra è il secondo da sinistra in prima fila), presidente della Cooperativa Sociale Daphne, che opera nella gestione della riserva, ci hanno accolto con un calore e una disponibilità meravigliosi, ospitandoci e facilitando il nostro lavoro in ogni maniera possibile. I loro consigli e la loro ospitalità allo stesso tempo professionali e affettuosi hanno reso la permanenza di Keith in Abruzzo piacevole e proficua. Le iniziali lunghe ore trascorse a disegnare i gracchi corallini e le rondini montane fermi sul ciglio di uno strapiombo hanno segnato il cambio di ritmo dalla frenesia delle città e delle ore di macchina al tempo largo della natura.

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Disegnare significa osservare a lungo, prima anche solo di pensare a poggiare la matita sulla carta. Keith ha più volte detto che da questo parte un processo di identificazione che fonde soggetto e disegnatore in un’unica realtà vivente. Si crea un contatto che diviene prima emozione e poi memoria, qualcosa che non potrà essere facilmente dimenticato. La potenza delle arti visive che ritraggono la natura è grande. L’emozione profonda che suscitano è tale da ispirare il desiderio di preservare ciò che si sperimenta su un piano personale per poterlo comunicare ad altri. Non si tratta di conservare le opere realizzate nei musei per poterle ammirare nei secoli: si tratta di conservarne integra la fonte di ispirazione, di lasciare che la natura continui a vivere e a sostenerci in vita, nel senso più completo del termine.

Questo è ben lontano dall’essere un disincarnato ideale romantico, una specie di sogno idealistico privo di impatto reale di artisti chiusi nei loro studi protetti dal mondo. Keith Brockie è da molti anni impegnato in azioni concrete per la conservazione dell’ambiente, ha preso parte attivamente alla reintroduzione del falco pescatore in Scozia, costruendo nidi artificiali, proteggendone le covate dai collezionisti di uova e dai bracconieri, collaborando con le istituzioni scientifiche alla raccolta dei dati, inanellando e seguendo con localizzatori GPS le rotte migratorie dei nuovi nati. Nel Pertshire, la regione scozzese in cui risiede, segue personalmente 40 coppie di falchi pescatori.

L’attività artistica quindi non è mai disgiunta dall’attività in favore della conservazione, anzi potenzia l’efficacia di quest’ultima permettendo di raggiungere un pubblico più vasto di non addetti ai lavori grazie alla bellezza delle sue creazioni. Le scienze ambientali trovano nella capacità dell’arte di tradurre le loro istanze in un linguaggio più generalmente accessibile un alleato essenziale. E’ nell’interesse dell’uomo vivere in un ambiente integro e, perché questo interesse diventi evidente e centrale, è essenziale che le persone vengano mosse dal profondo, emozionate e spinte al desiderio di conoscere e preservare. Nella lotta per la conservazione della natura sono fondamentali le modificazioni dei micro e macro-comportamenti, dalla consapevolezza personale fino alle scelte politiche internazionali.

La capacità dell’arte di fare da ambasciatrice per la natura e per la sua conservazione ha dato prova di sé nell’incontro con le classi del Liceo Artistico di Sulmona, seconda tappa del viaggio di Keith Brockie. L’incontro, come già detto, è stato molto intenso e partecipato. Aggiungo soltanto che, al di là di tutti i supporti multimediali utilizzati, ciò che ha davvero “funzionato” e coinvolto è stato il poter parlare di persona con Keith e il poter esaminare da vicinissimo i numerosi schizzi e acquerelli che aveva portato con sé. Di fatto la “testimonianza” resta la carta vincente della comunicazione.

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La sensibilità delle giovani generazioni, la loro voglia di crearsi un futuro meno standardizzato dell’attuale presente e la ricchezza del loro contributo sono probabilmente molto sottovalutate… Anche qui l’arte ha e avrà molto da dire.

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La tappa successiva del viaggio è stata in Maremma alle Oasi WWF del Lago di Burano e di Orbetello. Dopo gli ambienti montani dell’Abruzzo, quelli dei laghi costieri e della laguna di Orbetello. Qui il nostro anfitrione è stato Fabio Cianchi, direttore delle Oasi WWF di Burano, Orbetello e Rocconi. La sua costante presenza ha veramente fatto la differenza. Un episodio tra tutti: il giro in barca sul lago al tramonto in una luce splendida, mentre all’orizzonte cadevano fulmini da un nerissimo fronte di tempesta in arrivo e stormi di migratori ci sorvolavano cercando un riparo per la notte…

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Dal Venerdì Santo alla Domenica di Pasqua si sarebbe svolto il corso di disegno. Keith si è occupato personalmente di vagliare le varie località proposte per scegliere le più adatte al lavoro con i disegnatori italiani. Infatti per il venerdì pomeriggio era previsto l’inizio del Masterclass, con l’arrivo dei partecipanti al Casale Giannella.

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L’attenzione particolare di Keith nella scelta dei luoghi per disegnare ha rivelato, oltre alla sollecitudine nell’offrire un’esperienza intensa, un aspetto fondamentale dell’arte naturalistica: il disegnare dal vero. Questo è stato uno dei capisaldi del workshop di Keith: non utilizzare fotografie o video, non disegnare animali (ad esempio, esotici) mai visti di persona, ma osservare e disegnare animali di cui si sta facendo esperienza in vivo.

Le motivazioni di questa scelta sono state spiegate da Keith in varie occasioni. La più importante riguarda probabilmente il “transfert” che si instaura tra artista e soggetto nell’osservazione diretta. Essere testimone della varietà di comportamenti che un animale mostra in natura permette all’osservatore di farsi un’idea del “carattere” del soggetto. Se ne colgono gli “atteggiamenti” tipici durante l’alimentazione, il corteggiamento, le cure parentali, la difesa del proprio territorio etc. Questo richiede ore di osservazione dello stesso soggetto in natura, con il risultato di ottenere una conoscenza non occasionale, mediata dai tratti della matita sulla carta. Keith stesso ha insistito sull’effetto memoria di tali osservazioni, una conoscenza che si accumula nel tempo permettendo una rappresentazione reale del soggetto. L’accento fortissimo è sempre posto sull’esperienza che si fa in natura, sull’armonizzazione frutto della paziente permanenza nello stesso ambiente dell’animale che si vuole ritrarre.

Altre motivazioni hanno incluso l’idea che disegnare da una foto significhi fondamentalmente lavorare su scelte sia compositive che interpretative effettuate da un altro autore; inoltre in una fotografia il processo di distillazione da realtà tridimensionale ad arte bidimensionale è già compiuto, saltando quindi il passaggio da volume a forma.

Di queste “teorie” avremmo avuto una dimostrazione molto pratica al corso. Dopo le presentazioni di rito, Keith ha subito condotto i partecipanti a disegnare in natura il primo soggetto: i fenicotteri. L’unica indicazione prima di cominciare sarà: disegnate ciò che vedete non ciò che sapete…

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Questo si sarebbe ripetuto ancora con il soggetto successivo (e principale) gli aironi alla garzaia.

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E ancora nel disegno di animali trovati morti e conservati dal WWF. In questo caso Keith ha insistito sull’importanza di realizzare sketch e studi di particolari, come zampe, becco, articolazioni, piumaggio, da utilizzare per opere successive.

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Nella sessione “indoor” abbiamo vissuto un momento molto intenso quando Keith ha trasformato uno dei suoi sketch alla garzaia in un acquerello definitivo. Devo dire che l’emozione di veder nascere sotto i miei occhi un dipinto di un tale Maestro è stata fortissima. E il silenzio e la concentrazione dei presenti l’ha resa ancora più profonda. Siamo stati testimoni di qualcosa di inatteso e di inestimabile…

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Ci sono state moltissimi momenti illuminanti, la maggior parte sono difficili o del tutto impossibili da raccontare. E questo ancora di più mi convince del valore dell’impresa: che abbia avuto molti livelli, da quello tecnico a quello interiore, da quello dell’incontrare un maestro al sorgere di nuove idee e amicizie. Bisognava semplicemente esserci per viverlo in pienezza! Le parole sono inadeguate all’opera…

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Nell’immagine qui sopra (foto © Silvana Grimaldi) il momento finale del corso con la “critica” del lavoro dei tre giorni.

E’ stato un momento di emozione e di riflessione, non solo per la naturale tensione del mostrare i propri disegni a Keith Brockie, ma anche e soprattutto per le parole cariche di partecipazione dell’artista e per i suoi consigli spassionati. E ci siamo accorti tutti che mentre il “craft” (le tecniche di lavoro) riceveva critiche e suggerimenti, la parte di “art” (l’arte personalmente espressa nel disegno) riceveva solo parole di apprezzamento e incoraggiamento. E così il cerchio si chiudeva: quel “qualcosa” di intimo da cui ognuno è spinto a creare è espresso nella costanza dell’esercitarsi a creare…

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Raccontare la natura in questo modo è stato molte cose: immergersi in essa, lasciarsene riempire, pacificarsi e nella quiete incontrare anche altri esseri viventi (uomini e non), imparare, apprezzare e desiderare di conservare…

E’ stato un onore, per tutti e per ciascuno. E con queste premesse come potrebbero non esserci altri appuntamenti?

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