“Cos’è?” disse Gulliver, in piedi nel suo sogno a pochi passi dal precipizio.

La spiaggia giù in fondo era ingombra di assi spiaggiate e cordame di una nave naufragata.

“Rispondi tu stesso.” La voce della creatura era calma e vuota.

“E’ un bordo” disse lui.

“E’ un confine.” La voce ancora calma e vuota. “Il vivere vicino ai confini rende la tua visione più chiara. Dimmi cosa vedi da dove sei.”

“Vedo le acque e la spiaggia. Tutto è cosparso di rifiuti, roba che galleggia e rottami di Lilliput.”

“Ora cammina più oltre e dimmi cosa vedi.”

Gulliver stette sul bordo stesso della scogliera. Il vento era solo un sussurro. All’improvviso l’abisso era vicino, più vicino che mai.

“Cosa vedi adesso?”

Chiudendo gli occhi, Gulliver disse: “Dove Lilliput non vede che rifiuti, cordami e sporcizia, io ora riesco a vedere una nave che potrei costruire per salpare via da qui. Vedo la mia libertà.”

Allora quietamente la creatura disse: “Ci sono navi fatte di legno e cordami, dici bene.”

La voce era ferma.

“Bada bene, però. Ci sono navi tessute solo di lacrime e vento…”